Se ve la siete persa ecco la diretta con l’autrice, CLELIA MOSCARIELLO
Di cosa parlano le tue poesie?
«Le mie poesie, sono spesso descritte come “ballate”, perché non sono solita utilizzare né la metrica, né tantomeno, le figure retoriche all’interno dei miei scritti. Esse parlano un po’ di tutto, ma soprattutto di spiritualità, di femminile, costituiscono riflessioni sulla vita interiore nell’ambito dell’esistenza contemporanea».
Sono eventi direttamente autobiografici quelli che ti hanno portato a scrivere il libro o altro?
«Se non sono eventi autobiografici, rappresentano sicuramente qualcuna delle mie ipotetiche vite, di quella vite “sognate” o “temute”, oppure i miei scritti sono tratti dalle vite di altri, sono sospesi spesso a metà tra quella che sono io nella realtà e quello che potrei essere nella mia fantasia».
Lo dedichi a qualcuno in particolare?
«Ho dedicato a mia madre il mio ultimo libro, che io definisco “una luna immensa”».
Cosa diresti a chi ti incontra per la prima volta e si chiede chi sei…
«Sono una persona probabilmente impegnativa ma molto leale, sincera e generosa».
Come nasce la tua passione per la scrittura?
«La mia passione per la scrittura nasce da bambina, poi ovviamente con il tempo l’ho raffinata e limata, fino a farla diventare la mia professione».
Sei stata incoraggiata da qualcuno della tua famiglia o no?
«In parte la mia famiglia sicuramente mi ha incoraggiata, anche se per certi versi, la mia, come molte altre famiglie, essendo protettiva verso di me, giustamente, ha sempre temuto che potessi crederci troppo nei miei sogni per poi restarne delusa».
Clelia e il suo rapporto con la luna
«Per me la luna è la connessione con la nostra parte femminile, con il nostro lato più buio, con quello più segreto, per molti versi, ma anche con quello più fecondo e fantasioso».
Quale messaggio vuoi trasmettere con i tuoi libri, CLELIA?
«Vorrei sicuramente suggerire di non abbandonare la propria fantasia, il proprio mondo interiore e la propria parte bambina, sognante, fragile, eppure, allo stesso tempo, meravigliosa, per compiacere e per andare avanti in una società che diviene via via sempre più cinica e indifferente. Perché senza quella parte, semplicemente non saremmo più “noi” e non avremmo ragione forse nemmeno di esistere».