SECOP edizioni e l’Associazione FOS sono state tra le realtà pugliesi protagoniste di DIDACTA Italia alla Fiera del Levante di Bari che ha avuto luogo dal 16 al 18 ottobre. Grazie ai loro due workshop e numerose iniziative collaterali, è stato evidenziato l’importanza e il ruolo della parola oggi nella nostra società. Un dibattito all’interno del quale, sono intervenute due realtà pugliesi in occasione di DIDACTA Italia: SECOP edizioni e Associazione Culturale FOS.
DIDACTA Italia è sicuramente il più importante evento fieristico nazionale dedicato al mondo della scuola, dell’Università e della formazione. Importantissimi gli stand di SECOP, unica casa editrice pugliese presente in fiera, e FOS a cui si deve la nascita della Scuola di formazione editoriale per la transizione digitale “La tridimensionalità della parola”.
Proprio in virtù di questo evento, oggi parliamo con e di Gianluca Simonetta (direttore scientifico della Scuola di Editoria Digitale “La Tridimensionalità della Parola”) che insegna all’Università di Firenze (“Laboratorio di strategia comunicativa” e “Scrittura creativa”) e si occupa di digital writing oltre al far ricerca nel campo della retorica digitale.
Gianluca Simonetta lavora come consulente alla comunicazione per istituzioni, aziende e startup; collabora con il mondo scuola per progetti di alfabetizzazione digitale.
Qual è il tuo approccio da direttore didattico della scuola?
C’è un libro che chi si occupa di formazione dovrebbe tenere sul comodino, è La testa ben fatta di Edgar Morin. Mi piace pensare che quel libro esprima l’approccio della nostra scuola, una scuola dove invece che lavorare a una testa ben piena preferiamo lavorare a una testa ben fatta.
Com’è una testa ben piena è presto detto: è una testa che ha appreso un gran numero di nozioni: com’è fatta o come si fa la cosa X; com’è fatta o come si fa la cosa Y; com’è fatta o come si fa la cosa Z. È un approccio che ha il suo perché e anche un certo appeal. Ma noi siamo convinti che abbia anche tanti limiti.
Un po’ perché, come dicono le malelingue, basta una sola idea per riempire una testa vuota. Ma soprattutto perché di cosa è piena una testa piena? È piena di istruzioni. Per lo più istruzioni all’uso. Spesso (troppo) all’uso del software. E allora nessuna scuola può competere con la messe di tutorial che è possibile trovare in Rete.
Quello che una scuola dovrebbe offrire è invece la possibilità di ritrovarsi con una testa ben fatta. Una testa che sa usare il software nella sua ultima release, ma consapevole che prima, dopo e accanto al software (e all’hardware top di gamma, di quelli fatti in regioni dove il lavoro costa poco, pochissimo, e non ha nessuna garanzia) occorre un brainware che lo faccia funzionare al di là dei template, dei trend, delle tendenze di cui si nutre l’algoritmo.
Oggi c’è una produttività sterminata, ma chi è appena appena smaliziato sa vedere quanto la consuetudine (la cosa X si fa così, la cosa Y si fa colì) mortifichi la creatività. E infatti in editoria siamo ancora fermi agli ebook in pdf… quelli con le illustrazioni in bianco e nero grosse quanto un francobollo. Perché si fa così! Anche se un singolo articolo costa 40 dollari.
Quali sono gli aspetti innovativi del percorso formativo proposto?
Il percorso della nostra scuola mira a formare un “operatore della creatività”. Uso questa espressione per indicare quella figura che affianca il creativo. Per ogni creativo serve un operatore che ne valorizza il lavoro. Se un tempo il capolavoro restava nel cassetto finché un editore non accettava il rischio d’impresa di pubblicarlo, oggi nell’era delle piattaforme digitali l’editoria non è più un’industria, ma un bottone per pubblicare, quello con la scritta “publish” (lo diceva Clay Shirky ormai più di dieci anni fa, quando ci faceva riflettere sulla vocazione editoriale delle piattaforme che cominciavano ad affermarsi in maniera considerevole).
Ecco, nella nostra scuola vogliamo in primo luogo lavorare sulla vocazione editoriale delle piattaforme (per valorizzare la creatività degli autori), non per la vocazione editoriale delle piattaforme (che la creatività degli autori è interessata solo a monetizzarla).
Perché dietro ai creator ci devono essere le agenzie che li monetizzano come “talent” invece degli editori che ne valorizzano il talento?
Certo, servono editori nuovi. Editori che sappiano farsi operatori della creatività. Ebbene, chi frequenta la nostra scuola ne esce innanzitutto con un’ambizione del genere.
Quale è stato il ruolo de “La tridimensionalità della parola” all’interno di DIDACTA?
Non posso certo dire che la nostra scuola abbia avuto un ruolo di primo piano all’interno di Didacta. In primo piano c’erano tanti hardware e tantissimi software (rigorosamente “powered by Artificial Intelligence”). Però accanto agli eventi top siamo riusciti a riempire gli interstizi di attenzione di un certo numero di insegnanti, dirigenti scolastici e anche di studenti.
Abbiamo infatti animato due workshop durante i quali gli studenti di due scuole pugliesi (il Liceo “Fermi” di Canosa e Minervino e l’IISS “Canudo-Marone-Galilei” di Gioia del Colle) hanno messo in mostra i loro talenti: li abbiamo preparati con la nostra lezione zero (si intitola “Le sette meraviglie dei media”) e loro ci hanno ripagato dimostrando quanta creatività sono in grado di esprimere producendo oggetti comunicativi digitali in cui hanno esposto i risultati dei progetti didattici condotti a scuola. Sono andati tra gli stand ad esporli ai visitatori ed è stata una gran bella soddisfazione, soprattutto perché diversi insegnanti e dirigenti scolastici si sono fermati per fare i complimenti ai ragazzi.
Vi è o è prevista una collaborazione tra gli istituti scolastici e la scuola di formazione?
Assolutamente. Con le due scuole di cui parlavo prima abbiamo già avviato una collaborazione: noi regaleremo a loro un corso da 15 ore che sarà valido come PCTO e orientamento, loro ci permetteranno di raccogliere preziosi elementi di conoscenza sulla validità del nostro approccio. Ma altre scuole ci hanno già chiesto di condurre progetti di formazione alla comunicazione digitale sia per i loro studenti sia per i loro insegnanti.
Ma a questo proposito permettetemi di completare il discorso con una doverosa informazione. Va detto infatti che riusciamo a regalare alle scuole il corso da 15 ore grazie al bando TOCC vinto dall’Associazione Culturale FOS: è un bando sulla Transizione digitale degli Organismi Culturali e Creativi, è finanziato dall’Unione Europea e dal Ministero della Cultura con fondi PNRR e ci ha permesso di animare la nostra Scuola di editoria digitale “La Tridimensionalità della Parola”: chi volesse unirsi a noi può farlo visitando la pagina www.associazioneculturalefos.org/la-tridimensionalita-della-parola/ e compilando il modulo di adesione.
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