Enrico Brion inizia negli anni 90′ la formazione jazzistica con Paolo Birro e Marcello Tonolo. Nel 2000 vince una borsa di studio per i seminari del Berklee College of Music a Perugia- Umbria Jazz Clinics. Al Conservatorio Tartini di Trieste, fra il 2003 e il 2006, approfondisce lo studio del jazz con Glauco Venier e soprattutto di composizione contemporanea con Fabio Nieder. Frequenta seminari di alta specializzazione con: Kenny Wheeler, Roswell Rudd, Franco D’Andrea, Maurizio Giammarco, Anke Helfrich, John Taylor, Stefano Battaglia, Alberto Mandarini. Al Conservatorio Venezze di Rovigo, fra il 2021 e 2022, approfondisce la scrittura per orchestra jazz con Massimo Morganti, con il quale prosegue lo studio anche successivamente. Attivo fin dagli anni 90 come pianista e compositore. Come arrangiatore collabora con lo Zvuk Rec Studio (Noale – VE).
È ideatore e organizzatore di Myfavoritìngs, festival di musica originale che, dal 2008 al 2014, ha visto svolgersi nella provincia di Venezia 5 edizioni con la partecipazione di un centinaio di artisti. Nel 2023 scrive la musica per il lungometraggio E oggi come va? della regista francese Nadine Birghoffer con la sceneggiatura della stessa e dell’attore e regista Adriano Iurissevich. Dal 2000 svolge intensa attività didattica in diverse scuole di musica della provincia di Venezia, Treviso e Padova. Incide a proprio nome i dischi “Elisewin” (2003), “Quadrivio” (Zone di Musica, 2012), oltre il già citato “La scala capovolta”.
“TU” in tre pregi e tre difetti
Pregi: 1. quando voglio fare una cosa cerco di farla bene. Altrimenti preferisco non farla. 2. Creativo 3. Spontaneo.
Difetti: 1. L’altra faccia del pregio n.1 è che ho poca pazienza con le cose che non mi appassionano e a volte tendo ad arrendermi se vedo che non ingranano come vorrei.
2. Sono un po’ permaloso e 3. un po’ mi lego le cose al dito.
Ho aggiunto un po’ davanti ai difetti perché nel tempo ho imparato a lavorarci su… insomma, un po’.
Il tuo rapporto con la musica come nasce questa tua passione?
Come nasce una passione non saprei se si può dire. Scopri che fare quella cosa ti fa star bene e ci passi le giornate e magari le notti, finché diventa uno dei motivi della tua esistenza. Penso sia connaturato in ciascuno di noi. Invece potrei dire quando. Da bambino dopo le primissime lezioni di pianoforte per la festa del papà regalai al mio una composizione pianistica. Si trattava di un foglio con dei pentagrammi disegnati a mano e delle note dentro. Poco m’importava se la grammatica era approssimativa (non distinguevo ancora i valori delle note, le indicazioni di tempo, l’altezza delle note…), e poco importava che le righe che avevo tracciato fossero quattro anziché cinque. Ero fiero della mia prima opera!
Di cosa ti occupi nella vita, /musicista/artista a tempo pieno?
Sì, mi occupo di musica a tempo pieno. Come insegnante di pianoforte, di tecniche compositive, di musica d’insieme; come pianista in diversi gruppi. Però ai live sempre di più sto prediligendo l’attività di compositore e arrangiatore. Nell’ultimo anno, oltre al lavoro per piccola orchestra ispirato a Le Cosmicomiche, ho realizzato la colonna sonora di un film indipendente, e gli arrangiamenti per il disco di un cantautore.
Il tuo idolo nel mondo dell’arte dello spettacolo/dell’arte/dei musicisti?
Oddio, proprio idoli direi di no. Piuttosto qualche eroe che ammiro moltissimo. Il mio primo innamoramento artistico è stato per Michel Petrucciani. Da ragazzo studiai un suo assolo su Estate di Bruno Martino. Mettevo la cassetta sul registratore 4 piste che rallentava i giri e trascrivevo goccia per goccia quel torrente di note, cercando di carpire il mistero di tanta bellezza. Ho imparato molto da quella trascrizione, tranne a suonarla così.
E ho capito che non è solo questione di fare quelle note a tempo. Il mistero è rimasto intatto.
Poi ce ne sono altri, di eroi. Keith Jarrett, Joe Henderson, Lucio Dalla, Italo Calvino, Paul McCartney, Igor Stravinskij, Jim Carrey. Ma anche i miei insegnanti: Fabio Nieder, Massimo Morganti.
L’opera più famosa che avresti voluto realizzare?
È concesso sognare, giusto? La Sagra della Primavera
La tua citazione famosa preferita?
Famosa almeno dalle mie parti: Viaggiar descanta, ma chi parte mona torna mona. Non la traduco.
Prossimi eventi in programma?
Eventi nessuno. Un paio lavori. Stiamo registrando in studio il disco di Stefano Sisto, il bravo cantautore di cui dicevo poco fa. Sono 12 canzoni che ho arrangiato per diversi organici. Mi sono potuto sbizzarrire e mi sono divertito molto. Non vedo l’ora di sentire il lavoro finito!
Poi sto lavorando a un pezzo per orchestra d’archi che mi è stato commissionato da un’orchestra marchigiana e che verrà registrato, insieme ad altri, a fine novembre. Non vedo l’ora di sentire anche quello!
Cosa diresti a chi comincia un percorso come il tuo
Che dire? fa’ quello che ti piace e… non importa cosa sarà, ma che sia onesto. In bocca al lupo!
Riflessioni sul tuo album /ultimo lavoro?
È stato un lavoro importante per me. Non solo perché ha mobilitato molte energie e risorse (e mi ha tenuto occupato quasi un anno intero tra scrittura, realizzazione e uscita discografica), ma anche perché ha segnato un punto di svolta nella mia vita musicale, nella mia estetica e nella mia consapevolezza. Ho attraversato, come tutti gli artisti, diverse fasi, in ognuna delle quali sperimentavo un particolare approccio (a volte anche radicale) pensando fosse quello giusto. Oggi, dopo questo lavoro, defluito in modo naturale, senza idee a priori, mi rendo conto che lo stato delle cose per me è questo. La mia musica è più transigente, più permeabile a qualsiasi influenza. Io lo sono. In questo senso è stata anche una presa di coscienza, musicale e umana. Poi, se la musica sia interessante o no, lo diranno gli altri. Io sono molto soddisfatto.
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