Roberto Pozzetti autore del libro “Bucare lo schermo” si presenta su Passione Vera

Roberto Pozzetti autore del libro “Bucare lo schermo” si presenta su Passione Vera

Roberto Pozzetti in tre pregi e tre difetti, hobbys e di cosa ti occupi.

Apprezzo molto un sito come il vostro, che promuove le passioni umane e l’impegno di chi viene orientato nella vita dalle proprie passioni. Per rispondere alla vostra domanda, preciso subito che mi occupo di psicoanalisi, quello che era il mio principale interesse fin dalla preadolescenza. Mi sono ingaggiato molto in questo hobby, al quale ho iniziato a dedicare il tempo libero fin dagli anni del liceo leggendo soprattutto libri di Sigmund Freud e di Erich Fromm; ho trasformato questo hobby in un argomento di studio universitario laureandomi in psicologia all’Università di Padova nel 1994 e facendone poi il mio lavoro. Trovo triste che, purtroppo, molti esseri umani svolgano professioni che amano ben poco, fondamentalmente soltanto per la sussistenza economica, senza trarre gioia dalle proprie giornate lavorative.
Tra i miei hobbys, ve ne sono alcuni che hanno un’affinità con la psicoanalisi; fra questi, la lettura di saggi filosofici o sociologici e di romanzi così come la fruizione di film o serie su piattaforme quali Netflix o Arte. Altri miei hobbys non hanno strettamente a che fare con il mio lavoro: mi riferisco allo sport, al frequentare mostre, all’ascoltare musica, ai viaggi di piacere e vacanza, alle giornate trascorse con amici e familiari.
Non è facile descrivere pregi e difetti in tre punti anche se credo di capire che una breve intervista abbia la funzione di proporre una sorta di fotografia dell’intervistato e che questa domanda sia volta a tale obiettivo. Credo allora di poter annoverare fra i miei pregi l’impegno nelle attività che svolgo, l’onestà e la sincerità che accosterei in un unico tratto e infine la sensibilità umana. Tra i miei difetti, riporto invece una certa ostinazione e la scarsa tendenza alla diplomazia che mi ha portato a orientarmi più sulla scorta del desiderio e appunto della passione ma meno in base all’utilità immediata. Mi sono sempre basato su quello in cui credevo e sui legami che mi convincevano, senza preoccuparmi per esempio di salire sul carro del vincitore al fine di fare carriera.

Quali ostacoli, se ci sono stati, hai sperimentato durante il percorso e come li hai superati?

Cosa diresti a chi comincia un percorso come il tuo. Quanto è stata importante per te la passione che hai messo in quello che stavi realizzando.

Un ostacolo che ho sperimentato da ragazzo è quello della carente disponibilità economica. Essendo figlio di semplici lavoratori, non avevo molte risorse finanziarie che si sono dimostrate invece necessarie per svolgere gli studi universitari in un’altra regione (nel Veneto) e per intraprendere le mie tranches di analisi personale. Per questo, negli ultimi anni di studi universitari e nei primissimi anni dopo la laurea, mi ero impegnato nel trovare delle risorse economiche svolgendo un lavoro part-time in un campo diverso da quello clinico salvo poi concentrarmi sulla pratica clinica quando questa mia attività si è ampliata divenendo sufficientemente remunerativa. Sicuramente, senza desiderio né passione, non sarei mai riuscito a superare questi ostacoli che sarebbero divenuti insormontabili, invalicabili. Quando si ha molta passione, si riesce talvolta a scalare le montagne!
A chi inizia questo percorso, consiglio di interrogarsi sulla reale motivazione e sull’effettivo desiderio di occuparsi di persone in difficoltà. Per questo è fondamentale intraprendere un percorso analitico parlando dei propri dubbi, delle proprie incertezze e ancor più dei propri sintomi o della propria angoscia a qualcuno che sia avvertito circa il campo dell’inconscio. Del resto, rimane sempre essenziale proseguire il proprio percorso analitico con delle fasi nelle quali si torna in analisi o si presentano dei casi clinici in supervisioni da un analista più esperto oppure nell’ambito di intervisioni con colleghi pari grado. In fondo, nel campo della psicoanalisi, siamo sempre nella fase in cui si comincia o si ricomincia il proprio percorso.

Il tuo idolo, c’è qualcuno a cui ti ispiri per realizzare la tua vita?

Credo che l’idolo sia una figura da superare. Idolo è un termine che, etimologicamente, ha affinità con idea e con idealizzazione. L’idolo è qualcuno che viene idealizzato. L’idealizzazione è qualcosa di umano e, in fondo, anche nell’amore vi è una dose di idealizzazione della persona amata. Realizzare la propria vita implica tuttavia orientarsi verso il reale anziché verso una figura ideale. Ispirarsi a degli idoli è il contrario del realizzare la propria vita e conduce semmai a immaginare di vivere le vite degli altri. Questo non vuol dire che non vi siano dei punti di riferimento, che non vi sia qualcuno da cui apprendere, che non vi siano figure insuperabili. Basti ricordare filosofi come Aristotele ancora studiati al liceo dopo oltre due millenni. Nel campo della psicoanalisi, Sigmund Freud e Jacques Lacan rimangono insuperabili: Freud in quanto fondatore della psicoanalisi che ha costituito un avanzamento scientifico e clinico cruciale; Lacan in quanto capace di dare una sistematizzazione logica, soltanto abbozzato in precedenza da Freud, alla teoria e alla pratica della psicoanalisi.

Il libro, l’opera d’arte, o  la trasmissione televisiva/ radiofonica  (ecc…) più famosa che avresti voluto realizzare tu.

Las Meninas Velasquez
A livello artistico, un’opera che trovo formidabile è “Las meninas” di Diego Velazquez. Purtroppo, non ho certo le capacità artistiche né il genio di questo pittore spagnolo del Seicento! Quando si va al museo del Prado di Madrid, si rimane spesso colpiti da questo quadro. Alcune persone si recano al Prado soltanto per questo. Il gioco di specchi, di sguardi, il livello delle rappresentazioni dei personaggi ha suscitato l’interesse di molti commentatori inclusi Lacan e Michel Foucault. Quest’ultimo ne scrive in “Le parole e le cose” sottolineando come sembra che il pittore stia per dare l’ultima pennellata ma come potrebbe forse non aver ancora iniziato a dipingere. Vedendo “Las meninas”, crediamo di entrare nelle faccende della corte reale spagnola salvo poi accorgerci che al centro del quadro ci siamo noi. Crediamo di vedere come dei soggetti ma, in effetti, siamo guardati come fossimo noi oggetto dello sguardo di Diego Velazquez.
Nel mondo musicale, una canzone come “Stairway to heaven” dei Led Zeppelin costituisce un brano splendido. Ha ispirato generazioni di musicisti rock che non sono probabilmente riusciti a superare l’apice raggiunto da quell’assolo di chitarra e da quelle melodie.

La tua citazione famosa preferita, Roberto

Una citazione molto nota di uno degli aforismi di Lacan mi è sempre piaciuta molto: “amare è dare quello che non si ha”. Lacan sostiene che dare qualcosa di materiale, dare delle cose, dare degli oggetti sia diverso dall’amare. E’ la posizione del ricco il quale può permettersi di regalare tanti oggetti ma, nonostante questo, sfiora la posizione dell’amore senza raggiungerla. Nessun oggetto colma la domanda d’amore. Posso dare qualunque oggetto ai miei figli come dono natalizio senza per questo dare amore. Amare è invece dare la propria mancanza, dare qualcosa che non si ha e che non si sa neppure di non avere. Non vi è dono più intimo del dono della propria mancanza e dunque del proprio desiderio.
Un’altra citazione meno nota la trovai in un libro di Erich Fromm il quale era cresciuto a Francoforte in una famiglia ebraica, leggendo il Talmud, testo sacro che contiene contributi di molteplici rabbini e che è volto al commento della Bibbia: “un sogno non interpretato è come una lettera non aperta”. Ogni notte riceviamo messaggi dal nostro inconscio, nei sogni. Lasciarli senza interpretazione sarebbe come se ogni volta ricevessimo delle lettere nelle cassette della posta e ci astenessimo dall’aprirle. Qualcosa di importante per la nostra esistenza rimane avvolto nel mistero se non la analizziamo e interpretiamo; preferibilmente, questo lavoro di analisi e interpretazione andrebbe svolto con uno psicoanalista.

Il tuo ultimo “successo” lavorativo, affettivo, quanto è il frutto della tua spontaneità ed esperienza e quanto invece è il risultato  di fattori esterni, Roberto Pozzetti

Considero il libro “Bucare lo schermo. Psicoanalisi e oggetti digitali”, pubblicato da Alpes Italia il mio ultimo frutto lavorativo. Ho iniziato a occuparmi della diffusione dei dispositivi digitali e di come questi influenzassero anche la pratica della psicoanalisi prima della pandemia. In effetti, scrivevo già articoli su Agenda Digitale nel 2019. Non potrei però non ammettere che il lockdown della primavera 2020 e il coprifuoco delle sere dell’inverno successivo sono stati fattori cruciali nello spronarmi a scrivere su questo argomento. Abbiamo constatato tutti un’accelerazione della digitalizzazione del mondo, che sarebbe avvenuta comunque ma più lentamente senza la pandemia. Ora che la situazione sanitaria sta tornando allo status quo ante, ora che quasi nessuno indossa le mascherine, ora che l’insegnamento è tornato quasi integralmente in presenza sia a scuola sia nei contesti universitari, crediamo forse che i dispositivi digitali vadano in disuso? Io credo proprio di no. Credo si diffonderanno ulteriormente con i pregi e i pericoli (cyberbullismo, sexting, divulgazione di dati sensibili, dipendenza da Internet, eccetera) che essi determinano.

Roberto Pozzetti Cosa ti piace di più del lavoro che fai?

Trovo sia entusiasmante avere modo di incontrare e ascoltare svariati esseri umani, ognuno con il proprio stile, ognuno con la propria forma singolare di sofferenza ma anche con le proprie risorse. Vi è molto da apprendere dalle storie di vita che ascolto. Anche dopo venticinque anni di esperienza clinica e di pratica analitica, mi trovo ad avere curiosità e desiderio di saperne un po’ di più sull’inconscio: sia sul mio inconscio sia su quello di chi mi domanda appuntamento. Mi scopro talvolta molto coinvolto nella dinamica che si instaura tanto da distogliermi per qualche decina di minuti dalle dinamiche della vita quotidiana e dal sentirmi in pace con il mondo in quanto un desiderio più forte mi prende: il desiderio di sapere sull’inconscio e sulla pulsione.
Come dico spesso, molte volte mi confronto con una toccante umanità. In questi termini, tra le situazioni che mi colpiscono maggiormente, che non mi lasciano niente affatto apatico, vi sono gli incontri avvenuti anni dopo la conclusione del percorso clinico effettuato insieme.  Capita di ricevere un messaggio di auguri per Natale da qualcuno che ho provato ad aiutare in passato; capita di incrociare casualmente, per strada o su un treno oppure ancora in un centro commerciale, soggetti visti in precedenza, mentre erano profondamente in difficoltà. Mi tocca  umanamente quando loro descrivono brevemente le novità, i cambiamenti, i benefici sopraggiunti nelle loro giornate. A volte vedo un giovane, a suo tempo drammaticamente immerso nel mondo della tossicodipendenza, il quale funziona bene in un’attività imprenditoriale e che ora si è sposato e ha dei bellissimi figli. Talora vengo a sapere che delle ragazze giunte da me con gravi disturbi alimentari, tali da alternare diverse volte al giorno le abbuffate nelle quali svuotavano di cibo il frigorifero con pratiche di eliminazione delle calorie in eccesso come il vomito, hanno avuto un’evoluzione clinica favorevole.
Mi raccontano di come abbiano trovato un equilibrio alimentare, del nuovo fidanzato con il quale si sono stabilizzate anche sul piano affettivo, della convivenza che porta loro gioia, dell’orgoglio di essere diventate mamme, dell’aver ricominciato gli studi iscrivendosi all’Università, della pacificazione dei conflitti con i propri genitori. Sono incontri che mi danno delle soddisfazioni maggiori rispetto alle pur importanti pubblicazioni di articoli su riviste scientifiche o agli inviti a fare da relatore in convegni. L’essenziale della mia settimana lavorativa sta proprio in questi riscontri, dei quali provo a dare una descrizione nei testi che pubblico.

CHI E’ ROBERTO POZZETTI

Cresciuto in provincia di Como, si laurea in Psicologia a Padova, nel 1994, con una tesi su isteria e femminilità. Si specializza in Psicoterapia Psicoanalitica presso l’Istituto Freudiano di Roma, nel 2001, con una tesi sulla clinica delle dipendenze. Effettua un ampio percorso di formazione psicoanalitica a Milano, Roma, Bologna e Torino. Da un paio d’anni, ricomincia questo percorso a Parigi con un analista e un supervisore che furono allievi diretti del Dottor Lacan. Lavora come Psicoanalista a Como e a Cantù da oltre vent’anni occupandosi di adulti (sia a livello individuale che di coppia), adolescenti e bambini. Svolge anche analisi “didattiche” di colleghi psicologi e medici. Il mio diploma di Laurea e quello di Specializzazione in psicoterapia sono stati regolarmente riconosciuti anche dalla Commissione per le Professioni Psicologiche della Confederazione Svizzera. Per i pazienti svizzeri, vi è l’opportunità del rimborso degli oneri relativi alle sedute, grazie a una Cassa Malati.

Le problematiche trattate da Roberto Pozzetti sono:

    • Ansia, attacchi di panico, fobie
    • Disturbi sessuali e difficoltà inerenti l’identità sessuale
    • Disturbi ossessivi e compulsivi
    • Difficoltà relazionali nella coppia e problematiche familiari nelle separazioni
    • Disturbi alimentari (anoressia, bulimia, ortoressia, obesità, binge eating disorder)
    • Problematiche adolescenziali e preadolescenziali
    • Dipendenze (alcolismo, gioco d’azzardo compulsivo, dipendenza da Internet)
    • Disturbi psicosomatici
    • Depressione
Dall’aprile 2022, insegna Psicologia Sociale, come Professore a contratto, nella Scuola di Medicina dell’Università dell’Insubria di Varese. Roberto Pozzetti dal 2017, è Professore a contratto di Psicologia Dinamica alla LUDeS, Campus di Lugano, dove insegna anche Psicologia generale e clinica in lingua francese. Dal novembre 2020, collabora con il Dipartimento di Psicoanalisi dell’Università di Parigi 8 Vincennes – Saint Denis come valutatore esterno di una tesi di dottorato su psicoanalisi, criminologia e neuroscienze, in cotutela con l’Università di Catania, e come rapporteur di una tesi sul lutto in un Jury di dottorato. Dal 2016, presiede l’Associazione di Promozione Sociale InOut, rivolta a preadolescenti, adolescenti e giovani in una prospettiva di dialogo fecondo fra pedagogia e psicoanalisi volto alla prevenzione ed alla promozione delle risorse e delle potenzialità di ciascuno. Ha svolto la funzione di tutor per i tirocini di diverse studentesse, alcune delle quali sono adesso laureate in Psicologia. Collaboriamo con varie realtà istituzionali del sociale, fra le quali il Comitato di Unicef Italia. Roberto Pozzetti dal 2008, è Membro della Scuola Lacaniana di Psicoanalisi del Campo Freudiano e dell’Associazione Mondiale di Psicoanalisi. Dal maggio 2017 al maggio 2019, è stato uno dei tre membri della Segreteria di Milano/Lombardia della SLP. Dal 2001, ha il ruolo di consulente della LIDAP (Lega Italiana contro i Disturbi d’ansia, di Agorafobia e da attacchi di Panico) e sono Membro del suo Coordinamento Regionale della Lombardia e del suo Comitato Scientifico Nazionale. Roberto Pozzetti Lavora come Consulente Tecnico d’Ufficio del Tribunale di Como e come Consulente Tecnico di Parte, soprattutto nelle situazioni relative all’affidamento dei minori.
Dal 2008 al 2017, è stato Docente dell’IRPA di Milano (Istituto di specializzazione in Psicoterapia Psicoanalitica). Vi ho svolto la funzione di tutor di una quindicina di allievi e sono stato relatore di quattro tesi di specializzazione. Nel 2015 e nel 2016 ha svolto il ruolo di Referente Territoriale dell’Ordine degli Psicologi della Lombardia per la provincia di Como. Nel 2002 ha fondato la sede di Como di Jonas. Ne ho ospitato le attività nel mio precedente studio professionale di Via Mentana 22, dove ho permesso ad alcuni colleghi di ricevere i loro primissimi pazienti. Ha diretto l’attività clinica per 8 anni. Ha svolto la funzione di tutor per una ventina di giovani colleghi in tirocini curricolari e professionalizzanti relativi al corso di laurea in Psicologia. Si è dimesso per dedicarsi a InOut, Associazione che, in un clima sereno e con un approccio etico, si occupa a livello clinico anzitutto di preadolescenti e giovani. A fianco all’ attività di psicoanalista, ha operato per una decina di anni presso alcune istituzioni socio-sanitarie pubbliche, Scuole Secondarie e Cooperative Sociali del territorio principalmente nell’ambito della prevenzione delle dipendenze nella fascia di età adolescenziale e giovanile.

Pubblicazioni

Ho scritto i seguenti libri:
    • Senza confini, Considerazioni Psicoanalitiche sulle crisi di panico, Franco Angeli, Milano, 2007
    • Esiste un amore felice? Sul trattamento psicoanalitico delle crisi di coppia, NeP, Roma, 2016
    • Tessere la cura. Elementi di pratica della psicoanalisi, Franco Angeli, Milano, 2018.
    • Bucare lo schermo. Psicoanalisi e oggetti digitali. Compendio per genitori, insegnanti e clinici, Alpes, Roma, 2021.
Co-autore, con Massimo Recalcati, Domenico Cosenza e altri, del libro Civiltà e disagio. Forme contemporanee della psicopatologia (Bruno Mondadori, Milano, 2006). Co-autore, con Michele Rugo, del libro Alcolismo e tossicodipendenza oggi (Di Girolamo, 2010). Co-autore, con Laura Romano, del libro Gaia di nome. I Disturbi del Comportamento Alimentare nelle adolescenti (Il Ciliegio, Como, 2016). Cura con Elena Grimaldo e Letizia Rotolo, il libro collettivo Verità e segreti del Covid-19. Le ondate della pandemia, Alpes, Roma, 2021. Dal gennaio 2020, collabora con www.agendadigitale.eu, sito specializzato nel digitale e nella Pubblica Amministrazione, scrivendo articoli circa le implicazioni della diffusione del mondo digitale sulla pratica della psicoanalisi. Scrive il capitolo “Sulle separazioni nel terzo millennio” nel libro collettivo “Amori 4.0. Viaggio nel mondo delle relazioni” (Alpes, Roma, 2019). Ha curato i libri di Hugo Freda Psicoanalisi e tossicomania (Bruno Mondadori, Milano, 2001) e di Jean-Claude Maleval, Professore emerito di psicopatologia all’Università di Rennes, Isteria e follia. Logica del delirio come tentativo di guarigione (Bruno Mondadori, Milano, 2011).

E’ membro dell’International Editorial Board della rivista di psicoanalisi lacaniana slovena, Objekt Zelje (Oggetto del desiderio).

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